IL LEONE E LA PIPì

Questa è sicuramente una delle avventure di viaggio che amo raccontare perché sono certa che sia divertente per tutti, me compresa. Vi auguro buona lettura, ma per favore, non prendetemi in giro!

Mi trovavo in Sud Africa, più precisamente a Phalaborwa una piccola cittadina vicina al Kruger National Park (uno dei parchi nazionali e riserve faunistiche più grandi dell’Africa). Ero arrivata da due settimane e stavo facendo volontariato presso l’associazione italiana LEO Africa per un progetto di tutela e salvaguardia del patrimonio naturalistico della fauna selvatica. Ogni volontario aveva l’opportunità di partecipare alla ricerca, al monitoraggio e alle operazioni della riserva, imparando ad utilizzare strumenti di localizzazione degli animali, identificare le varie specie di animali e il loro comportamento.

Tutto stava procedendo a gonfie vele fino al giorno in cui i responsabili di Leo Africa decisero di portare tutti i volontari a visitare un centro di recupero di animali selvatici. Così mi trovai faccia a faccia con un bellissimo esemplare di leone, ferito ad una zampa. Lo guardavo ammirata, mentre ascoltavo la spiegazione dettagliata del veterinario quando all’improvviso notai che tutte le persone si stavano allontanando con una fretta impressionante. Un fuggi fuggi generale!  Pensai, stanno scappando perché credono che il leone stia per attaccare. In realtà, non avevo capito quello che stava per accadere. E in un batter d’occhio mi ritrovai vittima del “re della foresta” che aveva deciso di inondarmi con uno spruzzo potentissimo della sua urina.

Ebbene si, l’animale mi urinò in faccia con un getto talmente potente da farmi vacillare.  E la parte terribile arrivò quando reagii urlando e conseguentemente aprendo la bocca…Ricordo perfettamente l’odore e il sapore del liquido caldo che m’investì e la fatica successiva per ripulirmi. Ma l’avventura non era ancora terminata, infatti il peggio fu il dopo incidente. L’equipe dell’associazione preoccupata per l’eventualità di contrarre infezioni e sapendo che non avevo la copertura antirabbica passò ore nella ricerca dei documenti relativi all’animale e alle sue presunte possibilità di contagio e trasmissione malattie.  Infine si decise che era meglio recarsi direttamente in ospedale ma, essendo in Africa, distava ore e ore dal luogo dove si era svolto il fatto. Paura, tensione e ansia erano alle stelle. Fortuna volle che durante il tragitto incontrammo un paramedico che rasserenò gli animi spiegandoci che il virus è contenuto nella saliva di un animale e può essere introdotto soltanto attraverso la cute con un graffio o una ferita.

In conclusione doccia e delizia del palato ma niente conseguenze mediche!

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