PACHAMANCA : tradizioni ecuadoriane

Qualche giorno fa ho avuto l’opportunità di partecipare ad un rituale sacro ancestrale andino che viene organizzato dalle famiglie autoctone del Sud America solo poche volte durante l’anno. Motivo per cui mi sono sentita veramente fortunata e ho apprezzato tutto quello che è avvenuto in poche ore davanti ai miei occhi. La cerimonia si è svolta in onore della terra e della produttività. Il rituale andino era rappresentato da una famiglia ecuadoriana che si trova a La Esperanza, un villaggio  al nord del paese. Tutti insieme abbiamo partecipato a questo antico rituale.

P A C H A M A N C A   C O S’ E’?

Il termine Pachamanca è l’unione di due parole quechue: Pacha, he significa terra; e Manca, che significa pentola. In pratica si tratta di una vecchia tecnica di cucina tradizionale basata sulla cottura nella terra con pietre calde. L’idea principale è quella di cuocere gli ingredienti con il calore concentrato sottoterra grazie all’uso di pietre bollenti e foglie di banano per separarli dal terreno e dal suolo. Gli ingredienti principali sono carne macerata con spezie andine, diversi tipi di patate, mais, verdura e frutta. Il tutto arricchito con erbe aromatiche che conferiscono un sapore unico. La preparazione di questo piatto risale al periodo preispanico e faceva parte di un rituale in cui i cittadini delle Ande mangiavano da ciò che la Terra dava loro, preparando il cibo all’interno di essa, in questo modo, l’uomo andino entrava in contatto diretto con il Pacha Mama (o Madre Terra).

L A   C E R I M O N I A

La cerimonia a cui ho avuto l’onore di partecipare si è svolta in cima ad una montagna in un piccolo paesino chiamato La Esperanza (Imbabura), un pittoresco villaggio appena sopra Ibarra ai piedi dello splendido vulcano Imbabura. Al sorgere del sole, le donne  si sono alzate e si sono preparate per il rito magico indossando i loro abiti tradizionali.  Gli uomini dopo aver preparato un grande fuoco ed avere riposto al suo interno le pietre per  renderle bollenti, hanno cominciato a scavare una grossa fossa nel terreno poco distante dalle loro abitazioni. Contemporaneamente, le donne raccoglievano frutti e legumi, mentre la carne era stata preparata il giorno precedente. Verso le 9 del mattino, il rito ha avuto inizio. Eravamo una quindicina di persone, tutti indigeni locali e quattro turisti, me compresa. Il rito procedeva lentamente con molta pazienza e assolutamente privo  della tipica frenesia moderna. Rispettando i ritmi che la terra impone, in completa sintonia con la natura e con un’attenzione particolare per ogni singolo gesto. Un metodo di cui questo villaggio va orgoglioso e che deriva dal sentimento di consapevolezza, gratitudine e rispetto nei confronti  della terra madre che non va solo sfruttata, ma nutrita, rafforzata e protetta, restituendo quello che da essa si è preso. È questione di spiritualità. Una spiritualità che esperienze come queste aiutano a ritrovare riproponendomi il giusto rapporto tra dare e ricevere. Innanzitutto le pietre bollenti sono state poste una ad una dentro la fossa scavata con precisione. Successivamente sono stati introdotti gli alimenti, prima le patate e i legumi, poi la carne e infine la frutta. Al termine di questa operazione gli uomini hanno chiuso la fossa con foglie naturali, teli e ricoperto tutto con la stessa terra che era stata precedentemente tolta durante lo scavo. Nell’attesa tutti insieme abbiamo ballato calpestando la terra che ricopriva la cavità contenente tutti gli alimenti. Dopo ore di una lunga, naturale e sana cottura il rito inverso ha avuto inizio, preceduto da un altro ballo. Gesti sicuri e lenti hanno rimosso nuovamente il terreno, prelevato il cibo, condiviso e  degustato insieme, gli uni accanto agli altri. Il sapore naturale e sincero del passaggio tra nutrizione e collaborazione con la madre terra ha reso indimenticabile il mio pasto ed è stato motivo di profonda riflessione tra quello che eravamo, il connubio con la natura, il vincolo di gratitudine per quello che ci offre e lo sfruttamento capitalistico delle moderne esigenze umane.

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